I disturbi d’ansia sono tra i disagi più diffusi nell’età evolutiva, circa un bambino su 10 ha questo tipo di difficoltà. L’ansia è anche conosciuta come angoscia, preoccupazione, apprensione, paura, timore, agitazione, timidezza, insicurezza … insomma può avere un sacco di nomi! Ciò che li accumuna è che indicano quella gamma di emozioni che, quando le provi, è perché ti aspetti che stia per accadere qualcosa di brutto.
Un carico eccessivo di ansia interferisce in molti aspetti della vita del bambino, dalla capacità di fare nuove amicizie, ai risultati scolastici, all’armonia familiare.
Essere un genitore di un bambino ansioso non è un compito facile, richiede un impegno supplementare sia perché a volte nel cercare di aiutarli, le strategie usate non funzionano o sembrano portare ad una direzione opposta o perché pensando che “supereranno crescendo” trascorrono molto tempo con questa sofferenza.
L’ansia, generalmente non scompare con l’età, anzi è molto probabile che un bambino ansioso, se non impara come gestire le proprie emozioni, possa diventare un adulto ansioso (Rapee R., Wignall A., 2014).
Cosa si può fare per aiutare questi bambini?
Il programma Cool kids, ideato da Philip Kendall e modificato dalla Macquairie University nel corso di 20 anni di utilizzo, rappresenta una modalità d’intervento efficace per la gestione dell’ansia in età evolutiva.
I punti di forza del programma possono essere così sintetizzati: il coinvolgimento attivo della famiglia, l’adattabilità al contesto evolutivo, dei concetti chiave della psicoterapia dell’adulto e la flessibilità del programma che può essere accomodato alle singole esigenze. Le modalità di intervento: ristrutturazione cognitiva, l’esposizione a situazioni temute, e l’assertività sono apprese sia dai genitori che dal bambino in modo che si possa lavorare sugli stessi obiettivi, con i medesimi strumenti.
A volte la disponibilità a mettersi in discussione può fare la differenza, non solo per noi stessi ma anche per chi ci circonda. Chiedere un aiuto professionale non significa fallire nel ruolo genitoriale, ma al contrario, essere consapevoli che è possibile migliorare la qualità della vita, nostra e dei nostri figli.
Dott.ssa Maria Molfese
Fonti:
Barrett P.M., Dadds M.R., Rapee R.M (1996). Familiy treatment of childhood anxiety: a controlled trial. Journal of Consulting and clinical Psychology, 64, 333- 343.
Lyneham H., Abbott M., Wignall A., Rapee R. (2014). Il programma Cool Kids. Istituto di Scienze Cognitive Editore
Rapee, R.M., (2003). The influence of comorbidity on treatment outcome for children and adolescents with anxiety disorderes. Behaviour Research and Therapy, 41, 105-112.