”La vita è come andare in bicicletta. Per mantenere l’equilibrio devi muoverti”. Albert Eistein

Dentro di me ho sempre desiderato fare questo lavoro, ma non è mai stato solo un mestiere né semplicemente una sorta di vocazione. Credo piuttosto un modo di vedere e di comprendere me stessa nel mondo. Sono un’ammiratrice della bellezza, la bellezza dei gesti, delle parole date e di quelle ricevute, della bellezza degli occhi e dei sorrisi affinché di questa bellezza appresa non ci si scorda nemmeno nei momenti più bui.
Critica ed esigente verso me stessa, provo sempre a migliorarmi, mettendomi continuamente in discussione e scoprendo quando è difficile non cadere nelle nostre “trappole mentali”.
Ho appreso e capito quanto sia tutto una questione di EQUILIBRIO tra le nostre paure e il coraggio di cambiare ciò che genera sofferenza o il modo di vivere e vedere questa stessa sofferenza.
Lavoro seguendo approcci terapeutici cognitivo comportamentali, tra cui anche quelli definiti di terza generazione, come l’Acceptance and Commitment Therapy. (per approndire vai al link act-italia.org), una terapia pratica ed esperienziale, che mira ad aumentare la flessibilità psicologica e aiutare a costruirsi una vita piena e significativa.
Secondo il “modello ACT” la sofferenza patologica è concettualizzata come un problema di iperfocalizzazione sull’evitamento degli stati interni (l’evitamento esperienziale) e sulla rinuncia a vivere secondo i propri valori.
Nell’ACT è fondamentale il cambiamento di prospettiva nel considerare la propria esperienza personale, attraverso:
- La consapevolezza e il contatto con l’esperienza momento per momento (Mindfulness): apprendere a guardare al proprio dolore, piuttosto che vedere il mondo attraverso di esso, comprendendo l’importanza di vivere nel presente.
- Acceptance: accogliere ciò che la vita comporta.
- Impegno (commitment) e vita basata su ciò che per noi è importante, “di valore”: dedicarsi a ciò che è importante piuttosto che lottare contro la propria sofferenza.
